Le "Farchie" di Sant''Antonio
Anche quest''anno, a Pretoro come in altri paesi del circondario, si è tiene la festa in onore di Sant''Antonio Abate con l''accensione delle "farchie". In quest''occasione si ricorda il miracolo che il santo compì a Fara Filiorum Petri durante il suo pellegrinaggio in queste terre.
La leggenda racconta che Sant''Antonio riuscì a mettere in fuga l''esercito francese, ormai alle porte del piccolo borgo chietino, incendiando dei canneti che spaventarono i nemici. I Francesi, credendo di trovarsi di fronte a cannoni pronti a sparare, si diedero alla fuga. Infatti l''aspetto delle farchie ricorda proprio un fusto di cannone cilindrico affusolato e molto alto (un cannone di grandi dimensioni).
Nei primi giorni della settimana avvengono le varie fasi della costruzione delle farchie. Nella contrada Ponte, il capofarchia coordina il lavoro di una decina di amici assieme ai quali inizia il lavoro di costruzione.
Innanzi tutto sono raccolte nel capanno le canne "allisciate" (pulite dalla loro buccia) nei giorni precedenti. Esse erano state tagliate e riposte già dal gennaio dell''anno passato. Poi le canne vengono selezionate una ad una e s''inizia a tesserne un mantello con delle corde. Questa struttura è la scorza esterna del fusto. Infatti, una volta congiunte circa un''ottantina di canne, si depongono su di esse altri fasci non selezionati con i quali si crea l''anima interna della farchia. Le persone si dispongono da una parte e dall''altra del mantello, lo stringono e lo legano assieme per ottenere un fusto cilindrico.
Le fasi successive sono molto semplici, si tratta di riempire l''interno del fusto ove si sono creati dei vuoti al fine di ottenere un cilindro perfetto. Attraverso una guida circolare in ferro si ottiene una geometria corretta e costante per tutta la lunghezza della farchia. Alla base della farchia s''inizia ad intrecciare la "torta", un legame fatto con fusti di salice rosso. Pian piano salendo verso l''alto si sostituiscono, alla guida circolare in ferro, i legami che sono annodati ogni ventisette centimetri. L''altezza totale della farchia è di otto-dodici metri, mentre il diametro va dagli ottanta ai cento centimetri.
È molto interessante osservare la lavorazione, soprattutto durante la fase d''intreccio della "torta", cruenta e concitata come una lotta greco-romana. Guardare queste persone incitarsi a vicenda mentre con tutta la loro forza annodavano dei fasci durissimi di salice, è stato coinvolgente a tal punto che sarebbe piaciuto anche a noi farlo. In ogni modo per ristorarsi dalla fatica il capofarchia, al termine d''ogni "legatura", chiama il ragazzino più piccolo e lo incarica di riempire i bicchieri di un buon vino rosso fatto in casa, meglio se fermentato. Così tutti brindano alla salute del Santo, che ha dato loro la forza per riuscire nella difficile impresa della "legatura".
Le serate trascorrono liete e festose, a volte si tarda fino alle quattro o le cinque del mattino per una spaghettata a casa dell''uno o dell''altro dei partecipanti, altre volte si resta nella struttura della contrada per cantare e scherzare fino a tardi. Questa festa ci piace perché schietta, genuina, dove ciò che conta sono le persone nella loro semplice complessità, "a la salute de Sant''Antonie!".
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