Chi Siamo
Agriturismo le querciole, ambiente agreste e selvaggio,volutamente, ma tenuto come un tempo, per riuscire a capire come poteva essre la nostra valle, all'inizio del secolo
Notizie storiche certe datano "Le Querciole" attorno all'anno 1600, proprietà della nobile famiglia Boveri, dove sulla facciata centrale si possono vedere ancora ben conservate due feritoie usate come appostamenti di difesa sulla vallata sottostante.
La case sono state ristrutturate mantenendo per quanto possibile il loro stato originale, stuccatura a sasso a vista, con architravi in rovere originari dell'epoca.
Nel retro si può scorgere un vecchio pozzo profondo 18 metri in cui anticamente si attingeva l'acqua sia per uso alimentare che agricolo. La sua costruzione si attribuisce ad un vecchio cercatore d'oro tornato in patria dal Klondike.
|
Cosa vedere
Borgotaro (o Borgo Val di Taro)
Considerata la "capitale" della Val Taro, si estende in un'ampia conca sulla sinistra del Taro. Il territorio, sottoposto fino al XII sec. alla giurisdizione del Monastero di Bobbio, passò nel XIII sec. ai Fieschi che mantennero il controllo di Borgotaro fino al '500, quando furono spodestati da Pier Luigi Farnese: Alla morte del Farnese il governo passò ai Landi, con conseguente annessione del territorio al Ducato di Parma. In tempi recenti questa zona è stata teatro di molte azioni partigiane. La parrocchiale di S. Antonino, edificata tra il 1644 e il 1667 sui resti di una precedente chiesa del XII secolo, al suo interno è ancora possibile ascoltare le antiche note di un organo Serassi risalente al 1700. Sulla piazza di S. Antonino si trovano anche l'unica torre superstite dell'antica rocca e l'imponente ex ospedale, ora Palazzo Tardiani. Nella chiesa di S. Domenico, risalente al 1400 e restaurata nel XVI sec., notevoli dipinti. Alla chiesa di S. Rocco appartengono le stazioni della Via Crucis del napoletano Gaspare Traversi (metà del '700). Nella parrocchiale di Porgigatone è conservato uno splendido Crocefisso coi SS. Pietro e Paolo di Giovanni Lanfranco. Nei boschi di castagni e faggi che si estendono nel territorio comunale le particolari condizioni climatiche favoriscono la crescita di ricercati funghi, soprattutto porcini, questi preziosi frutti del sottobosco costituiscono la base della cucina tipica e rappresentano una voce importante nell'economia locale.
Compiano
Una storia affascinante... di Compiano abbiamo notizie storiche certe dal secolo XI, nei documenti appare già un borgo fortificato con giurisdizione sull'alta valle del taro, ma l'analisi muraria del castello ci mostra la presenza di un torrione di epoca carolingia. Attorno al mille Compiano è dei Malaspina; quindi, nel XI sec.,del Comune di Piacenza. Nella prima metà del XV sec., con Ubertino Landi, inizia il dominio della famiglia che durerà 452 anni, la più longeva Signoria d'Italia. All'inizio del '400 si affermò il predominio dei Visconti che relegarono in secondo piano i Landi nei loro territori. Il XVI e XVII sec. furono secoli di splendore, Compiano battè propria moneta, ebbe scuole pubbliche e un monte di pietà. Alle soglie del '700 Compiano passò ai Farnese a da quel momento iniziò il declino del borgo. Sotto il ducato di Maria Luigia il castello diventò prigione di stato dove vennero rinchiusi i carbonari dei moti del 1821. Durante la II guerra mondiale il paese riacquistò importanza e il 25 giugno 1944 Compiano divenne capitale del "Territorio libero della Valtaro". Nel dopoguerra il collegio delle fanciulle insediato nel castello venne chiuso e il maniero fu acquistato dalla Marchesa Lina Raimondi Gambarotta che nel 1987, data della sua morte, lo lasciò al Comune. Attualmente il castello è aperto al pubblico con visite guidate. All'interno risiede la collezione Gambarotta, mobilio e oggetti dell'ex proprietaria, la mostra "Orizzonti inglesi", oggetti della massoneria inglese, la mostra di monete coniate nella zecca di Compiano. Recentemente il Principe ereditario di Monaco, Alberto Grimaldi, ha fatto visita alla Rocca: questo per rinsaldare le antiche radici comuni, partite appunto da Compiano.
Bardi
Il borgo è dominato dall'imponente mole della rocca, eretta su uno sperone a picco sul corso del Torrente Ceno. La prima testimonianza relativa al castello risale all'869. Nel 1257 il feudo passò ai Landi di Piacenza che rimasero signori di Bardi per oltre quattro secoli, favorendo l'organizzazione amministrativa ed economica del territorio e promuovendo l'ampliamento della rocca. La fortezza, progettata come formidabile strumento di difesa, venne progressivamente ad assumere le caratteristiche di capitale di un piccolo stato che comprendeva il territorio dell'alta Val Ceno e dell'alta Val Taro. Nel 1551 il feudo venne eretto a marchesato dell'imperatore Carlo V ed i Landi ottennero il diritto di battere moneta. Bardi venne poi ceduta ai Farnese (1682), seguendo poi le sorti del ducato di Parma. La rocca di Bardi rappresenta un raro esempio di complesso fortificato medioevale giunto fino ai nostri giorni i ottimo stato di conservazione. Attualmente ospita in alcune sale il Museo della Civiltà Valligiana ed è il punto di riferimento di tutte le attività culturali della Val Ceno. Recenti interventi di restauro hanno consentito il recupero e l'apertura al pubblico di molti ambienti: magazzini, stalle, camminamenti di ronda, torri di guardia e residenza signorile. Nella parrocchiale di S. Maria Addolorata, è custodito un dipinto su tavola del Parmigianino raffigurante lo "sposalizio mistico di S. Caterina" (1520). Pregevoli dipinti del XVIII sec. si trovano nell'oratorio di S. Maria delle Grazie. La chiesa di S. Giovanni Battista risale nella su attuale struttura al XVIII sec. Interessante edificio romanico di tipo rustico è la chiesa di S. Siro, databile per la struttura muraria al XII - XIII sec.
5 Terre
Parco Nazionale e territorio tutelato dall'UNESCO dal 1997, questa zona è caratterizzata dalla presenza di tipici versanti scoscesi coltivati a vite. 5 borghi suggestivi tipicamente marini: Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore raggiungibili comodamente in treno da La Spezia.
Corchia
Straordinario insediamento fra i castagni della Val Manubiola che conserva un nucleo medioevale, con case in pietra, viottoli lastricati, sottopassi ad arco ed un ostello risalente al XII secolo.
Clicca
sulle immagini qui sotto per accedere alla
galleria fotografica
|